Monza, i “monument men“ canadesi e il recupero del quadro secentesco nelle mani di un gallerista milanese
di DARIO CRIPPA
Articolo Gli Indiana Jones dell’arte e il museo dei beni ritrovati
Articolo Recuperato dipinto trafugato dai nazisti
Una delle opere recuperate dai carabinieri
Monza, 3 aprile «La restituzione dei beni culturali saccheggiati durante la Seconda guerra mondiale è importante per ragioni morali, legali ed emotive. L‘esito di cui la famiglia può ora godere è una benedizione e la collaborazione dimostrata dalla Galleria nel restituire il dipinto è stato un gesto importante, per tanti motivi. La famiglia è grata alla Galleria, al suo legale e ai carabinieri”. Chiudono il cerchio le parole di James Palmer, fondatore di Mondex Corporation, società creata nel 1993 a Toronto in Canada con il fine (anche) di aiutare chi ha subìto il furto di opere d’arte a recuperarle. Il presunto dipinto di Poussin depredato nel 1944 a una famiglia di ebrei in Francia e ritrovato ora dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza è già salito su un aereo diretto in Canada. Tornerà nelle disponibilità degli eredi della famiglia vittima dei nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. La Mondex Corporation aiuta anche a ricostruire la vicenda.
Tutto comincia nel 1944. I Bloch (René Moise, morto nel ’42, e la moglie Suzanne) sono ricchi commercianti ebrei di legname e vivono in Alsazia, a Strasburgo. Il 31 di gennaio, Emile e la sua famiglia, rimasti in Francia, vengono arrestati dai Nazisti. Tra febbraio e agosto scatta la cosiddetta M-Aktion (Möbel-Aktion), un’operazione di saccheggio generale organizzata dai nazisti: mentre gli Ebrei vengono deportati nei campi concentramento, i loro appartamenti vengono depredati. Succede anche a una casa della famiglia Bloch a Poitiers, da dove sparisce anche un bel quadro del Seicento. Si tratta di Loth avec ses deux filles lui servant à boire , attribuito al maestro francese Nicolas Poussin, anche se un’analisi più approfondita rivelerà che si tratta invece di un’opera del pittore italiano Alessandro Turchi (1578-1649).
I discendenti della famiglia Bloch, appena terminata la guerra, iniziano una lunga opera per tentare di rientrare in possesso dei beni che si erano visti sottrarre. Si rivolgono a tutti i canali costituiti appositamente per rintracciare le opere d’arte, una scheda sul Poussin perduto finisce sul Répertoire des biens spoliés en France durant la guerre 1939-1945 .
Ma dell’opera non si avrà però più traccia per decenni. Gli ultimi discendenti dei Bloch – una donna oggi 98enne residente nella Svizzera francese e un uomo di 65 anni di New York – provano a rivolgersi ai canadesi della Mondex Corporation per cercare di localizzare il dipinto e dimostrare il diritto a vederselo restituire. La svolta nel 2019, quando il quadro fa la sua comparsa alla Tefaf art, una fiera internazionale che si tiene a Maastricht, in Olanda. È qui che un esperto d’arte olandese, residente in Italia, nota l’opera e ricorda di averla vista a suo tempo nello speciale catalogo delle opere trafugate dai nazisti. Trova modo di avvertire la famiglia Bloch, che attraverso un legale milanese, l’avvocato Giuseppe Calabi della CBM & Partners, va a presentare denuncia dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza. Le indagini degli uomini agli ordini del maggiore Francesco Provenza fanno il resto. Il dipinto, che era stato già portato temporaneamente a Bruxelles nel 2017, viene localizzato a Padova, nella galleria a di un antiquario milanese, la Gallo Fine Art, che si dimostra immediatamente sensibile alla sorte di quel quadro comperato in buona fede. Attraverso il suo legale Emanuele Tessari, della SLCD di Padova, viene disposta la sua restituzione. I carabinieri sequestrano l’opera, che affronta il suo ultimo viaggio. Destinazione Canada. Destinazione “giustizia”.